Il 23 aprile 2017 ricorrono i dieci anni dalla morte di don Pier Antonio Bellina, sacerdote, insegnante, pubblicista, scrittore, traduttore. È stato uno dei massimi esponenti della vita culturale friulana e uno dei maggiori divulgatori della lingua e cultura friulane. La sua opera principale è la traduzione (con don Francesco Placereani) della Bibbia in friulano.
Nota è anche l’opera La fabriche dai predis, in cui narra in forma polemica gli anni di studio nel seminario arcivescovile di Udine. Ha diretto il mensile «La Patrie dal Friûl», ha scritto vari articoli d’opinione su «La Vita Cattolica» (settimanale diocesano udinese nella rubrica «Cirint lis olmis di Diu»).
In occasione del decennale della sua scomparsa, Provincia di Udine e Glesie Furlane lo ricordano con una serie di iniziative che saranno presentate, stamattina alle 11.30, nella sala giunta di palazzo Belgrado. Sarà presente il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini, monsignor Roberto Bertossi di Glesie Furlane, Federico Rossi dell’associazione «Colonos», Renzo Nadalin dal «Grop amîs di pre Toni», il sindaco di Venzone Fabio Di Bernardo.
Pre Toni Beline
Ho la fortuna di poter leggere i suoi scritti in lingua friulana. Dal primo incontro sono rimasto colpito e affascinato. Un giorno, prima che morisse, trovandomi in Friuli, gli ho telefonato per avere il libro dei canti liturgici in friulano. Sono andato a casa sua per ritirarlo ma lui non c’era. Così non ho mai potuto incontrarlo. Però, da allora, mi è rimasto nel cuore.
Mi piace ricordare un passo della profetica POPULORUM PROGRESSIO del Beato Paolo VI che proprio lo riguarda:
15. “Nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione. Fin dalla nascita, è dato a tutti in germe un insieme di attitudini e di qualità da far fruttificare: il loro pieno svolgimento, frutto a un tempo della educazione ricevuta dall’ambiente e dello sforzo personale, permetterà a ciascuno di orientarsi verso il destino propostogli dal suo Creatore. Dotato d’intelligenza e di libertà, egli è responsabile della sua crescita, così come della sua salvezza. Aiutato, e talvolta impedito, da coloro che lo educano e lo circondano, ciascuno rimane, quali che siano le influenze che si esercitano su di lui, l’artefice della sua riuscita o del suo fallimento: col solo sforzo della sua intelligenza e della sua volontà, ogni uomo può crescere in umanità, valere di più, essere di più.”(n.15)
Ben si addice a Don Antonio Bellina l’affermazione del Papa: “Aiutato, e talvolta impedito, da coloro che lo educano e lo circondano…”. Nel denunciare con forza e onestà intellettuale un metodo educativo allora assai diffuso un po’ dappertutto, capolavoro di educatori psicopatici, pur lui stesso vittima, questo prete ha poi trovato la forza di riscattarsi e perfino di lasciare un segno positivo indelebile sia nella sua Chiesa friulana che nella cultura cattolica. Oggi le sue parole ci fanno sorridere. Epperò, quante lacerazioni, non solo nei sacerdoti ma anche nel popolo di Dio, ha prodotto questa pedagogia. E son ancora molti che, in toto o in parte, portano i segni di questo flagello nella loro persona. Incredibile ma vero, in questo contesto assurdo, abbiamo avuto anche la fioritura di santi. Dio sia benedetto!
A GIULIANA MUSSO PREMIO HYSTRIO ALLA RAMMATURGIA 2017
Un momento di sosta…
Il Friuli..è un momento indimenticabile!
Liceo Stellini a Udine…Per me, V Ginnasio e I^ Liceo. Don Placereani, insegnante, certamente era lui. 1955, 1956…
Grazie e buona continuazione…