UNA GIOVANE STORIA D’AMORE
Nazareth, piccolo villaggio: un centinaio di persone; ogni momento della vita era scandito da preghiere.
Come volevano le usanze, un anno di preparazione prima di celebrar le nozze, vissuto ognuno a casa sua.
Di te hai detto così poco che tocca a noi ricostruire il tempo del fidanzamento con un onesto carpentiere.
Tu, poco più che una bambina, complice un Angelo del Cielo, incinta e non poterlo dire, un peso enorme da portare.
Questa sei proprio tu, Maria e noi chiediamo a quel ragazzo giovane, forte e innamorato, di farci qualche confidenza.
Era bella, o Giuseppe, Maria?
Dove l’hai conosciuta? Alla fonte?
Con un’anfora d’acqua sul capo
e la mano appoggiata sul fianco?
Era un sabato di primavera
sotto un arco della sinagoga?
Era forse un meriggio d’estate,
gl’occhi dolci abbassati sul grano?
Ti ricordi quel primo sorriso,
la tremante carezza sul capo
il cuscino intriso, la notte,
con le lacrime della passione?
Le scrivevi poesie d’amore?
Ti spediva biglietti affettuosi?
Una notte hai trovato il coraggio
di cantarle vicino al balcone.
Con le strofe del “Canto dei canti”
Le dicevi: “L’inverno è passato…
è cessata la pioggia, mia bella,
son sbocciati i fiori nei campi …
Oh la dolce mia bianca colomba,
tu, nascosta tra rocce e dirupi,
fai vedere il tuo viso leggiadro,
fammi udire la voce soave ”.
La tua amica, la bianca colomba
si è alzata davvero dal letto.
Sulla strada è venuta a cercarti,
ti ha guardato, ti ha preso la mano.
Poi la prima carezza sul viso.
Mentre il cuore scoppiava nel petto,
sotto il cielo stellato, Maria
ha dovuto svelarti il “segreto”.
Ti ha parlato di un grande mistero,
di un mistero nascosto nel grembo,
di un progetto più grande del mondo,
di Jahvé, di un angelo santo.
Mentre ancora tu stavi sognando,
pur sapendo di farti soffrire,
ti ha pregato di uscire per sempre
dalla vita, di dirle un “addio”.
Lo sapeva che avresti capito.
Coraggioso, stringendola al cuore,
sottovoce le hai detto: “Maria,
fammi stare con te. Per favore!”
Ti ha risposto di sì con un bacio.
La tua mano a sfiorato il tuo grembo.
La carezza è benedizione:
sulla Madre, la Chiesa che nasce.
Come tutte le storie d’amore,
anche questa non fa distinzione:
con le rose, le spine, il dolore.
Se c’è gioia, è dono divino.
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Che bella poesia. Complimenti Angelo.
Con qualche errore di stampa che ho già corretto.