E’ notizia di questi giorni: un antico e benemerito Ordine Religioso, i Fatebenefratelli, noto ai milanesi di ieri ma sparito dalla Città dopo quattro secoli di storia luminosa, ha inaugurato a San Colombano al Lambro la mensa “Pane Quotidiano “ per offrire il pranzo a 20 persone in situazione di disagio “. Con questa motivazione: “Sulle orme di San Giovanni di Dio che ci ricorda che “se sapessimo quanto è grande la misericordia del Signore non cesseremmo mai di fare il bene”, aperti ai bisogni di oggi...”.
Lodevole iniziativa che immagino risponda alle esigenze locali di un paese di 7468 abitanti e che porta a ben sperare.
Epperò, devo ammettere che, se da cronista l’annuncio, sulle prime mi ha fatto gioire, subito dopo mi ha profondamente rattristato, risvegliando in me il ricordo di quel suicidio perpetrato qualche anno fa, quando i miei amici hanno deciso di lasciare Via San Vittore, n.12 per motivi economico-finanziari.
No, non si doveva fare, non si doveva lasciare Milano… Almeno in segno di gratitudine e rispetto per i quattro secoli di BENEFICIENZA dei Milanesi che hanno riposto la fiducia nei discepoli del Padre dei poveri, San Giovanni di Dio, come si legge sul piedestallo della statua situata all’interno dell’antico ospedale di Porta Nuova, fiducia che non deve essere tradita.
La mia può suonare come critica. E invece no: è solo l’invito a un doveroso ripensamento!
Sono di oggi le parole di Papa Fracesco al IV Festival della Dottrina Sociale della Chiesa a Verona: “La grande tentazione è fermarsi a curare le proprie ferite e trovare in questo una scusa per non sentire il grido dei poveri“.
D… IOANNE DE DEO
AD EXEMPLUM PIETATIS IN PAUPERIS
MAGNAE ANIMAE PRODIGO
FRATRES HOSPITALES EX EJUS INSTITUTO
CURANDIS INFIRMIS DEVOTI
PATRI SANTISSIMO
STATUAM IN BASI DEDICARUNT
VI. KAL OCTOBRIS MDCCCXXVII
PERCHE’ QUESTUARE PER I POVERI COME HANNO FATTO PER SECOLI I FRATI IN MOMENTI DIFFICILI NON COSTA NULLA.
Il vecchi frate spagnolo, morto da poco, questuante per una vita, non è oggi una profetica provocazione?
Ce lo hanno insegnato al ginnasio che “la c’è, la c’è la Provvidenza“.
FRA GALDINO: “Noi siamo come il mare, che riceve acqua da tutte le parti e torna a distribuirla a tutti i fiumi” (Promessi Sposi – Cap. III).
Stessa sorte è toccata al vicino Ospedale San Giuseppe a seguito dei bombardamenti aerei.
Così ho ripensato a quella MILANO CON IL CUORE IN MANO, oggi così ben rappresentata da quell’umile frate cappuccino bergamasco, illetterato, Fra CECILIO CORTINOVIS, punto di riferimento prima e dopo la guerra, di migliaia di poveri. Contando esclusivamente sulla Provvidenza, quella di Manzoniana memoria: “Noi siamo come il mare, che riceve acqua da tutte le parti e torna a distribuirla a tutti i fiumi”. (Promessi Sposi Cap III). Lui, povero tra i poveri, ha acceso un focolare che non si è spento e che attualmente offre più di 2700 PASTI AL GIORNO in quel di Viale Piave, zona Monforte, in pieno centro a Milano.
Sembra un’enormità. Epperò NON BASTA.
Oggi è Servo di Dio e ci auguriamo di poterlo venerare preto come santo. Ma per chi non lo conoscesse, due note di cronaca.
Antonio Pietro Cortinovis nasce il 7 novembre 1885, nella contrada Nespello di Costa Serina da Lorenzo e Angela Gherardi e fino dopo i vent’anni lavorò duramente nella sua famiglia, tra prati e boschi.
Fattosi cappuccino col nome di fra Cecilio Maria, non volle diventare prete, ma rimanere consacrato come laico a servizio dei poveri e sull’esempio di San Francesco.
Nel 1910 fu inviato a Milano e là trascorse il resto della sua vita. Sacrista per 11 anni, accanto al tabernacolo approfondisce sempre più la sua vita di unione con Dio. Poi dal 1921 gli fu affidata la portineria e, per un buon periodo, fu mandato anche alla questua in città, per raccogliere il pane per il convento e per i poveri.
Fu l’occasione per conoscere molte persone, di ogni condizione sociale, ricchi e poveri, bisognosi di aiuto materiale e spirituale. Da qui nasce poi l’idea di costruire l’Opera San Francesco, una mensa per i poveri, aiutato da benefattori ricchi. L’opera fu inaugurata dal Cardinal Montini, il 20 dicembre 1959.
Fra Cecilio collaborò attivamente per la realizzazione del monumento a San Francesco che oggi si ammira in piazza Risorgimento, a Milano. Ma negli anni, l’esperienza spirituale di fra Cecilio si era approfondita, diventando un vero uomo di Dio, contemplativo e mistico.
Conobbe molte personalità in campo ecclesiastico e tra i laici; fu amico personale del Cardinal Ildefonso Schuster. Lavorò fino a un’età avanzata. Nel 1969 ricevette la Medaglia d’argento del Comune di Milano e nel 1973 la Medaglia d’oro della Provincia di Milano.
Morì il 10 aprile 1984 all’età di 98 anni nell’infermeria dei frati cappuccini a Bergamo. Riposa nella chiesa dei cappuccini in viale Piave 2 a Milano.
FRA CECILIO A MILANO FU ACCANTO AI PIU’ POVERI NELLA MILANO DEL TEMPO DI GUERRA E POI DEL BENESSERE
Il 17 febbraio 1917 fra Cecilio venne trasferito al convento di Milano in viale Piave,2 e ci rimase per settant’anni. Negli anni 1910-1921 esercitò vari uffici, tra cui quelli di sacrista e di aiuto portinaio. Nel 1921 fu nominato ufficialmente portinaio. Tutti sono concordi nel testimoniare che accoglieva ogni persona con il sorriso.
La predilezione che aveva per i “suoi poveri” divenne sempre più forte con il passare degli anni. Alcuni venivano per un semplice piatto di minestra, altri per un vestito, per un consiglio, per un indirizzo adatto a trovare lavoro. Questa attività divenne più intensa nel periodo bellico, rimanendo in città durante i bombardamenti. Fù allora che escogitò tutti i mezzi per raccogliere il cibo necessario da distribuire.
Riuscì ad ottenere collaborazione da alcune autorità civili ed a superare le più severe resistenze del dazio, quando doveva trasportare le provviste raccolte nella campagna milanese. Nel periodo fascista, il convento di Milano divenne luogo di passaggio di perseguitati politici e di ebrei. Fra Cecilio Maria riuscì a salvare molte persone e riuscì anche a sottrarre al pericolo alcuni confratelli che periodicamente venivano ricercati dai tedeschi, capitanati dal famigerato capitano Kock.
Eroica fu la sua opera nel soccorrere i sinistrati durante i bombardamenti che causarono devastazioni enormi nella città di Milano. Finalmente concepì e realizzò, con l’aiuto di benefattori, il grande refettorio per i poveri che volle chiamare “Opera San Francesco”. Poteva così evitare a quei poveri le lunghe attese davanti alla portineria del convento esposti al freddo, sotto la pioggia o il sole cocente.
Invitato dal Superiore a tenere nota della carità quotidiana, lui che aveva fatto la terza elementare, nel febbraio 1932 scriveva: «Oltre il pane, si ha distribuito una buona quantità di riso, di pasta, del pesce, della carne e anche tutto ciò che si è potuto avere dalla cucina del convento, come formaggio, salame, pesce, uova ecc. La minestra che si distribuisce è un quintale al giorno agli uomini e una quarantina di porzioni al giorno agli uomini e una quarantina di porzioni al giorno alle donne. Le donne preferiscono avere pane, e quanto d’altro possono avere, da portare ai loro bambini. Al presente viene distribuita la carità a circa 600 persone, tutti i giorni. Il solo pane è un quintale ai giorno, il solo riso distribuito alle famiglie perché facciano la minestra è 250 chili alla settimana. Più i vestiti e tutto quanto si è potuto avere dalia carità dei buoni cittadini».
L’opera che avrebbe visto significativi sviluppi, fu inaugurata solennemente dal cardinal Montini il 20 dicembre 1959. Per vent’anni, cioè fino al 1979, questo fu il luogo della carità di fra Cecilio. Dopo il 1979, divenuto ormai troppo fragile nella salute, trasformò il suo lavoro in attenzione ai poveri dello spirito. Molte persone, sacerdoti e laici, accorrevano a lui per sentire la sua parola, per ricevere conforto, per ottenere una preghiera. Non lo abbandonarono neppure quando fu costretto ad un letto dell’infermeria.
I VERBI DELLA POVERTA’
NUTRIRSI
COPRIRSI
LAVARSI
CURARSI
Medico – Dentista – Psicologo – Psichiatra
PARLARE CON QUALCUNO
E SOLIDARIETA’
MA NON FINISCE QUI…
cardinale Luis Antonio Tagle
Audio SULLA MISERICORDIA:
Dopo aver letto il tuo post sono ancora più contenta di aver risposto da circa 3 anni alle richieste di aiuto da parte dell’Opera san Francesco. Non conoscevo il suo fondatore. Quest’anno ho ricevuto anche richiesta d’aiuto da parte della fondazione Casa della carità Angelo Abriani onlus conosciuta dal card.Martini. Un saluto Angelo e…….buon avvento
FRA CECILIO
CLASSE 1885
TITOLO DI STUDIO: TERZA ELEMENTARE
MORTO A 98 ANNI
PRESTO SANTO.
LA CASA DELLA CARITA’ è stata voluta dal Cardinal Martini.
Non è un DORMITORIO ma una CASA.
COME SEMPRE, MAESTRO ISPIRATO DI SAPIENZA EVANGELICA E DI CONCRETEZZA UNANA.
Grazie.